Lo sciopero dei pesci
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UNA FAVOLA DI SALVO ZAPPULLA
di Simona Lo Iacono
Tutti i bambini crescono, eccetto uno… leggevo ad alta voce a mio figlio quella sera in cui mi chiese di Peter Pan.
Ma forse avrei dovuto dire: tutti i bambini crescono, tranne gli scrittori. Tranne chi – con la penna - allunga uno sguardo oltre, dove lo smacco della quotidianità si stempera in gioco, dove le regole dell’ordinario rispondono a una sovversione segreta: l’avventura, il magico che s’intesse negli oggetti, nelle forme, negli animali. Il mondo che parla con le voci che gli uomini non possono udire e che – forse – catturano e riproducono quelle degli angeli.
Ecco. Nello “Sciopero dei pesci” di Salvo Zappulla (corredato dalle immaginifiche visioni di Carla Manea, ed. Il pozzo di Giacobbe, € 11,90), lo scrittore è quel bambino che conserva la logica del contrario e che la fa assurgere – anche – a grido di giustizia, perché niente come l’infanzia è giusto, niente come l’innocenza sovverte l’ordine del mondo.
E allora non stupirà che i pesci si diano convitto misterioso nel cuore del mare, che il mare stesso li inciti alla rivolta, che l’odioso reflusso di rifiuti e scarichi li convinca, infine, a uno sciopero ad oltranza… in zona di montagna. Le acque salate che scalano vette, i pesci che si bardano da alpinisti, i salmoni che fendono i fiumi facendo da apripista.
Il mondo capovolto o, forse, il mondo come dovrebbe essere se davvero potesse scioperare, prendere tempo, spezzare la marcia della velocità e concedersi una tregua.
Il mondo bambino o come lo vedrebbe un bambino. Colorato, acquoso.
Vivo.